Il segreto della biblioteca

di Gianni Bondini

Ricordate “Il nome della rosa”? Quel libro colto e intrigato, scritto da Umberto Eco o il film con Sean Connery nei panni del frate-inquisitore? No? Non fa niente. In quel libro e nella successiva sceneggiatura cinematografica, i margini di un libro prezioso erano intrisi di un potente veleno. Così chi lo sfogliasse veniva avvelenato e il libro conservava il suo segreto.

Ebbene, se quel libro fosse conservato alla Biblioteca dello Sport del Coni potrebbe persino non fare vittime. Perché questa prestigiosa struttura non è frequentata come meriterebbe.

Di chi è la responsabilità? Di un passato trascurato. Cominciamo dai contenuti. La Biblioteca del Coni, o meglio della Scuola dello Sport, è l’unica nel suo genere. Certo, di sport sono conservati dei libri anche e non solo alla Biblioteca Nazionale. Ma all’Acqua Acetosa c’è l’unica emeroteca completa della stampa sportiva. Con la collezione dal primo numero (del 3 aprile 1896) all’ultimo aggiornamento della Gazzetta dello Sport, che non possiede neanche la Rizzoli Media Group, editore del giornale rosa. Per non parlare del Fondo Antico, quei libri del ‘500, ‘600 e ‘700 che sono tornati alla luce, l’ultima volta, tredici anni fa, alla ”Mostra dei libri sullo sport” e sono assicurati per circa due milioni di euro. Testi che vanno dal “Giuoco del calcio fiorentino” al “De arte gymnastica” di Gerolamo Mercuriale.

Libri che nei decenni trascorsi sono stati “curati” dai direttori di quella che si chiamava La Biblioteca Sportiva Nazionale: Raniero Nicolaj, Renato Veschi, Giovanni Bagaglia e Maurizio Bruni. Tanto per fare qualche nome e pure per raccontare qualche episodio. Come quando nel 1948, con la Biblioteca nella disagiata sede dello Stadio Nazionale (ex Stadio Torino), Giulio Onesti consegnò 80 mila lire raccomandando “Comperate libri sportivi”. E quella somma corrispondeva, all’epoca, a sei stipendi mensili di un impiegato ed a otto di un operaio. Oppure, quell’intellettuale complessivo di Bruno Zauli amava passare in rassegna la collezione di quotidiani e riviste di sport.

Questa è la storia e l’attualità? E’ molto più modesta. Non perché la Biblioteca dello Sport della Scuola dello Sport del Coni (questa sarebbe la dicitura corretta) non rappresenti un prezioso valore aggiunto, ma perché se ne sa poco. Per tutta una serie di motivi: locali oramai insufficienti, seppure mantenuti con ordine e rigore prussiano, personale ridotto di numero, scarsissima promozione della struttura.

Basterebbe non molto, a cominciare da convenzioni con le Università italiane e straniere, rimettere in moto il Portale fermo al 2007, ripartire con dei convegni di studio mirati e, perché no, portare il Premio Coni della letteratura sportiva nella Scuola e alla Biblioteca dello Sport. Rientrando alla grande nel Sistema bibliografico nazionale e “facendo impresa culturale”.

Non vogliamo essere dei grilli parlanti, ma il “segreto della biblioteca” o “la biblioteca segreta”, è il caso che sveli il suo contenuto. Per il prestigio del Coni.

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